martedì 24 novembre 2015

TRE OPZIONI PER AIUTARE I RIFUGIATI DIABETICI

Di recente la foto del giovane Aylan Kurdi ha attirato l'attenzione del mondo intero per quanto riguarda il dramma dei rifugiati. Da un lato la sua tragica morte ha sconvolto molti, dall'altro ci ricorda che al giorno d'oggi ci troviamo di fronte alla più grande crisi dei rifugiati del dopoguerra.

Purtroppo la situazione drammatica relativa ai rifugiati che soffrono di Diabete di Tipo 1 è poco conosciuta dall'opinione pubblica. Difficile da gestire nella migliore delle ipotesi, il Diabete di Tipo 1 rappresenta spesso una vera e propria condanna a morte per i rifugiati colpiti da questa malattia.

Ancora meno nota della vicenda di Aylan è la triste storia di Raghad Hasoun, ragazzina siriana di 11 anni morta tra le braccia dei suoi genitori dopo che gli scafisti le avevano gettato in mare il suo zaino con dentro l'insulina. Purtroppo come ben sappiamo un diabetico di tipo 1 senza insulina potrebbe morire anche nel giro di pochissimi giorni.

In tempi di crisi le persone che soffrono di Diabete di Tipo 1 in pratica sono costrette a scappare dalla loro terra d'origine per evitare di andare incontro a morte certa. La situazione economica delle persone che rimangono nel loro Paese dove è in corso una guerra risulta talmente grave che il più delle volte non possono nemmeno permettersi di comprare né cibo né bevande. Come potrebbero dunque essere in grado di acquistare farmaci e presidi diabetici?


In questa lista vengono elencati alcuni dei principali problemi che devono affrontare i diabetici che vivono nelle zone di guerra:
  •     Difficoltà nel reperire insulina
  •     Mancanza di elettricità senza la quale non possono conservare l'insulina al fresco
  •     Situazione finanziaria disperata che non permette loro di acquistare farmaci e presidi
  •     Carenza di ospedali che dovrebbero fornire cure mediche a questi pazienti
  •     Mancanza di diabetologi
  •     Morte per quanto riguarda molti pazienti affetti da malattie croniche

A tal proposito ecco TRE OPZIONI per chi volesse aiutare i rifugiati diabetici:

1) DONARE SOLDI A ORGANIZZAZIONI CHE FORNISCONO FARMACI E PRESIDI SUL CAMPO

Ad esempio "Medici Senza Frontiere" (MSF) si occupa dei rifugiati in Estremo Oriente, in Africa e nelle coste Europee ma soprattutto forniscono anche farmaci e presidi per i diabetici. Anche un'altra organizzazione umanitaria, chiamata "Santé Diabete", è attiva nel fornire materiale ai rifugiati diabetici nell'Africa Occidentale.



2) CHIEDERE ALLE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE DI CONSIDERARE IL DIABETE DI TIPO 1 UNA PRIORITA' 

Sfortunatamente, alcune associazioni umanitarie tra le più note non considerano il diabete di tipo 1 come una priorità. Spesso i kit di emergenza forniti sul campo tramite il trasporto aereo sono sprovvisti sia di insulina che di presidi per diabetici. Così nel bel mezzo di una guerra capita spesso che le necessità di un diabetico di tipo 1 vengano ignorate. Dunque, prima di donare alle associazioni umanitarie, sarebbe utile chiedere loro cosa fanno concretamente per aiutare le persone che soffrono di diabete. Questo potrà darti un'idea su come la tua donazione sarà utilizzata nel dettaglio.

3) SUPPORTARE T1INTERNATIONAL NELLA SUA MISSIONE

T1International sta lavorando da anni per garantire a tutti i diabetici che vivono nei paesi del terzo mondo pieno accesso all'insulina, ai presidi e all'istruzione. L'immagine qui sotto rappresenta l'emblema della loro ultima iniziativa #Insulin4all (cioè "Insulina Per Tutti") lanciata lo scorso 14 Novembre in occasione della Giornata Mondiale del Diabete 2015 a cui hanno partecipato tantissimi diabetici da ogni angolo del pianeta.


Una società si giudica da come tratta i più deboli
La crisi dei rifugiati rappresenta per la nostra società una situazione di estrema vulnerabilità, specialmente per le persone affette da Diabete di Tipo 1. Al giorno d'oggi non dovrebbe morire più nessun essere umano a causa di questa malattia.

Traduzione e Adattamento di Alessandro Cecconi.

Fonti:
t1international.com/insulin-access/three-ways-you-can-help-refugees-living-with-diabetes/
t1international.com/insulin-access/type-1-diabetes-in-war/

martedì 17 novembre 2015

SEAN PARKER INVESTE 10 MILIONI DI DOLLARI PER SCONFIGGERE IL DIABETE DI TIPO 1

Sean Parker, co-fondatore di Napster, Plaxo, Causes e membro del team di sviluppo di Facebook e Spotify, ha appena investito 10 MILIONI di Dollari per creare un Laboratorio di Ricerca all'interno del Centro Diabetico alla UCSF ("University of California at San Francisco") specializzato per studiare le malattie autoimmuni con un interesse particolare verso il Diabete di Tipo 1, dichiarando di voler trovare una cura definitiva per questa malattia il prima possibile. Il nuovo Centro di Ricerca sarà diretto dall'immunologo Jeffrey Bluestone che già da diversi anni si occupa di ricerca sul Diabete di Tipo 1 mirata a neutralizzare l'attacco autoimmune, in particolare alla rieducazione dei Linfociti T, i globuli bianchi responsabili della distruzione delle beta cellule che producono insulina.






































Traduzione e adattamento di Alessandro Cecconi.

Fonti:
http://www.bloomberg.com/news/articles/2015-11-17/sean-parker-seeks-cure-for-type-1-diabetes-with-10-million-gift
http://www.buzzfeed.com/stephaniemlee/the-story-behind-sean-parkers-10-million-donation-to-autoimm#.jgbd0PjAvy
http://uk.businessinsider.com/sean-parker-donates-10m-to-ucsf-diabetes-center-2015-11?r=US&IR=T