mercoledì 4 maggio 2016

LO ZUCCHERO E' DAVVERO PERICOLOSO?

Il GLUCOSIO è un tipo di zucchero da cui il cervello dipende per funzionare. Gli studi dimostrano che cali nella disponibilità di glucosio possono avere un impatto negativo sull’attenzione, sulla memoria e sull’apprendimento e che la somministrazione di glucosio può aumentare questi aspetti della funzione cognitive. Il cervello utilizza molto più glucosio durante prove mentali impegnative. Pertanto potrebbe essere particolarmente importante mantenere i valori di glucosio nel sangue ad un livello ottimale per una buona funzionalità cognitiva. Consumare pasti regolari può aiutare ad effettuare ciò.

Il cervello umano è costituito da una fitta rete di neuroni, o cellule nervose, che sono attive costantemente persino durante il sonno. Per ottenere l’energia necessaria per sostenere questa attività il cervello dipende da una fornitura continua di glucosio da parte del sangue. Una DIETA SANA dovrebbe fornire il 50-60% dell’energia totale tramite i carboidrati. Un adulto normopeso richiede circa 200 grammi di glucosio al giorno, due terzi del quale (circa 130 grammi) è specificatamente richiesto dal cervello per coprire il suo fabbisogno di glucosio.

In base alle nuove raccomandazioni Oms, riportate nel Documento del Crédit Swisse Research Institute, in media il fabbisogno energetico giornaliero è pari a 2900 kcalorie per un uomo adulto e 2200 kcalorie per una donna: in base alle linee guida odierne, dunque, l'uomo dovrebbe assumere una quantità di zucchero che non superi le 290 kcalorie/giorno e la donna le 220 kcal/giorno. Ogni grammo di zucchero apporta circa 4 kcal: ciò si tradurrebbe, in pratica, nel consumare al giorno al massimo circa 72,5 grammi di zucchero per l’uomo e 55 grammi per la donna, salvo diverse indicazioni dietetiche. Si deve notare che questa quantità comprende tutti i seguenti zuccheri: glucosio, fruttosio, saccarosio e zucchero da tavola contenuto in bevande ed alimenti.
Purtroppo, specialmente in rete, la DEMONIZZAZIONE dello ZUCCHERO BIANCO è molto diffusa ma si basa su argomentazioni prive di ogni fondamento razionale come ad esempio:

1) Troppo zucchero fa male

E che c’entra? La sonnolenza che ci deriva da un’abbondante assunzione di zucchero è la stessa che si avrebbe per un’abbondante assunzione di miele o di zucchero di canna. Ragionando in senso inverso, poiché un grave stato di ipoglicemia (che può portare anche alla morte) viene risolto (cioè il paziente è salvato) somministrando zucchero, si dovrebbe concludere che lo zucchero fa benissimo. Il grave errore logico è che si scambia “il troppo” con la normalità. Anche troppo cibo fa male e allora aboliamo il cibo e moriamo di fame! Passiamo a una critica più intelligente.

2) Lo zucchero produce acidi grassi

E allora? Gli acidi grassi ci sono in tutti i cibi grassi. Se facessero male, ancora una volta dovremmo morire di fame.

3) Lo zucchero impoverisce il corpo di minerali e di vitamine

Per essere gestita dal nostro corpo ogni sostanza assimilata ha bisogno di altre sostanze. Sarebbe come dire: non usiamo la macchina perché consuma benzina. Per esempio, per produrre energia servono carboidrati, vitamine del gruppo B ecc. Che si usi zucchero raffinato o no, non conta: i carboidrati vengono bruciati per avere energia. E vengono impiegate altre sostanze. Quindi che si fa? Per non consumarli non ci muoviamo più? La cosa buffa è che le persone completamente ignoranti in materia di alimentazione (ma che vogliono comunque dire la loro) sentono la parola “usano” e credono che le vitamine vadano perse. Le vitamine funzionano da catalizzatori, sono cioè sostanze che sono necessarie al processo, ma solo con la loro presenza: alla fine del processo si ritrovano tali e quali.

4) Lo zucchero è un prodotto povero

E allora? Premesso che lo zucchero di canna e il miele non brillano certo per essere alimenti particolarmente nutraceutici, un alimento deve assolvere alcune funzioni, non si può demonizzarlo se non le assolve tutte. Dallo zucchero noi ricaviamo energia, le vitamine vengono per esempio assunte dalla frutta. Quindi, demonizzare lo zucchero perché è un prodotto povero significa demonizzare tutti i cibi monofunzionali.

5) Lo zucchero ha un alto indice glicemico

Lo zucchero ha praticamente lo stesso indice glicemico che sia raffinato o no e il miele ha un indice glicemico addirittura superiore. Al più si dovrebbe confrontare con il fruttosio. In ogni caso si deve valutare il carico glicemico, dipendente dalla quantità di zucchero assunto: meglio 10 g di zucchero che 40 g di fruttosio.
L’invito ad assumere frutta per i carboidrati, apparentemente evocante l’immagine salutare e salubre della frutta di stagione, si scontra con l’indice glicemico del fruttosio, il cui eccesso non è certo meno nocivo di altri eccessi alimentari. Mangiare frutta e verdura, senza indicazioni sulla quantità di consumo e qualità, aiuta soltanto a incrementare l’obesità.
 
Che l'eccesso di consumo di zucchero possa dare problemi è noto, ma c'è chi considera lo zucchero raffinato un vero e proprio "veleno". Non è difficile trovare sul web documenti a riguardo: basta googlare "zucchero veleno bianco" ed escono più di 19.000 pagine.

Chi non ha argomenti oggettivi solitamente fa ricorso al linguaggio: "perdita e distruzione", "velenosissimo acido", "complesse trasformazioni industriali". Si dicono cose vere, ad esempio che viene trattato con il latte di calce, mescolate a quelle false, ad esempio che lo zucchero viene "colorato" con il blu oltremare. Ma quando mai? Questa è una bufala vera e propria. Se rimangono dei riflessi giallognoli dovuti alla presenza di melassa si eliminano utilizzando dell'innocuo carbone attivo, che viene utilizzato anche negli acquedotti per rendere potabile l'acqua dei vostri rubinetti. Notate anche l'inserimento dell'aggettivo "cancerogeno" per scatenare la paura e la risposta emotiva o il termine "industriale" accanto a "trasformazioni". Racconta poi cose vere ma dipingendole a tinte fosche, sempre per spaventare. Si vuole suggerire che poiché vengono utilizzate delle "sostanze chimiche", allora il prodotto finale è "velenoso". Niente di più falso. Spesso delle materie prime alimentari vengono trattate con acidi o basi, dalla trippa alla gelatina, e questi vengono successivamente eliminati.
 
Il "velenosissimo acido solforoso" (in realtà anidride solforosa) può rimanere solo in tracce (inferiori a 15 mg/kg), mentre in moltissime preparazioni alimentari l'anidride solforosa viene comunemente utilizzata come conservante. E che dire del vino che la contiene anche naturalmente? Le soglie massime fissate dall'UE sono di 160 mg/litro per i vini rossi, 210 mg/litro per i vini bianchi, con limiti superiori ancora più alti per vini dolci e spumanti. Almeno dieci volte superiori a quelli dello zucchero. La calce poi si usa, tradizionalmente, per trattare le olive e vari altri alimenti. Vedete come si riesce, estrapolando delle affermazioni dal giusto contesto, a far sembrare pericoloso qualsiasi cosa? 

Se volessi spaventare qualcuno potrei invertire il gioco, e dire che è lo zucchero integrale ad essere pieno di sostanze tossiche e velenose, che fortunatamente vengono eliminate nella raffinazione. Potrei portare ad esempio le api, che muoiono quando ingeriscono dello zucchero che contiene ancora della melassa, con tutte le sue impurezze o dire, ad esempio, che la melassa contiene cromo, e tutti voi sapete come il cromo sia un metallo molto velenoso, che ha causato più di una contaminazione di terreni. Insomma, spaventare e appigliarsi al lato emotivo delle persone è molto facile (e potete continuare tranquillamente a consumare zucchero integrale se si piace).

Per concludere, mi piacerebbe sapere se stati fatti studi sulla psicologia di casi come questi: perché certe affermazioni vengono credute sulla parola, senza prove di nessun tipo, basta che nella storia ci sia un cattivo?  E più le affermazioni sono gravi" (causa il tumore...) meno si mettono in discussione. Si accettano come verità rivelate, si innescano catene di Sant'Antonio, si spediscono Email ad amici e conoscenti. Migliaia di siti web abbiano replicato queste assurdità. Basta davvero un po' di complottismo per riuscire a far credere qualsiasi cosa?

Bibliografia:

martedì 22 marzo 2016

4 SITI ALTERNATIVI PER LA RILEVAZIONE GLICEMICA IN TEMPO REALE

Come ben sappiamo la classica prova glicemica capillare permette di ottenere risultati glicemici accurati e in tempo reale a differenza di altri siti alternativi che riguardano varie parti del corpo. Però molti pazienti diabetici purtroppo sono costretti a bucarsi i polpastrelli fino a 7-8 volte al giorno e ciò potrebbe rappresentare un problema: da una parte per il dolore immediato dovuto ai numerosi nervi presenti nel sito in questione, dall'altro per il rischio di sviluppare calli con la spiacevole conseguenza di avere a che fare con una ridotta sensibilità digitale.

I ricercatori della Genteel, azienda che produce lancette pungidito, hanno dimostrato che, oltra alla classica prova capillare, esistono altri 4 SITI ALTERNATIVI (2 per mano) precisi e attendibili per la rilevazione della glicemia in tempo reale:

  1. Parte del palmo della mano compresa tra il pollice e il polso (Eminenza Tenare)
  2. Parte del palmo della mano compresa tra il mignolo e il polso (Eminenza Ipotenare)


Gli stessi ricercatori hanno anche dimostrato che altri siti alternativi come l'avambraccio, il polpaccio, il ginocchio, la coscia, ecc. forniscono una glicemia in ritardo di circa 20 minuti rispetto alla classica prova capillare quindi risultano attendibili sono nei casi in cui non vi siano rapidi cambiamenti glicemici in corso.



Traduzione e adattamento di Alessandro Cecconi.

Fonte originale: http://www.diabetesincontrol.com/four-new-alternate-blood-draw-sites-with-same-response-time-as-finger-tips/

martedì 15 marzo 2016

TAPPE FONDAMENTALI DELLA STORIA DEL DIABETE DALLA SCOPERTA DELL'INSULINA

1915 - Viene promossa la "Dieta del Digiuno" per i diabetici di tipo 1 neodiangositati la quale prevedeva estreme restrizioni caloriche per cercare di sopravvivere più tempo possibile in assenza di insulina
 

1921 - Scoperta dell'INSULINA ad opera di Banting, Best, Collip e MacLeod presso l'Università di Toronto in Canada


1922 - Leonard Thompson è il primo paziente ad essere trattato con insulina presso il General Hospital di Toronto


1923 - Inizia la produzione commerciale di insulina
 

1923 - Banting e MacLeod vincono il Premio Nobel per la scoperta dell'insulina
 

1936 - Scoperto un meccanismo per prolungare l'azione dell'insulina grazie all'aggiunta della protamina
 

1941 - A Cleveland (Ohio) viene tenuta la prima conferenza scientifica sul Diabete di Tipo 1 di fronte a circa 250 spettatori
 

1941 - Disponibili le prime compresse da sciogliere nell'urina per misurare la glicosuria


1948 - Bernardo Alberto Houssay vince il Premio Nobel per aver scoperto il ruolo degli ormoni rilasciati dall'ipofisi nel metabolismo del glucosio
 

1948 - Pubblicata la prima Rivista sul Diabete denominata "Diabetes Forecast"


1948 - Per la prima volta viene trovato un nesso di causalità tra iperglicemia e malattie cardiovascolari
 

1949 - A Montgomery in Alabama viene organizzato il primo campo scuola per bambini diabetici
 

1949 - Rachmiel Levine scopre che l'insulina funziona "come una chiave"
 

1949 - Inizia la produzione delle siringhe standardizzate per insulina che aiuteranno i diabetici nel dosaggio preciso di tale ormone


1949 - Primo film/documentario sul diabete
 

1950 - Inizia l'approccio alimentare basato sulle calorie, carboidrati, proteine e grassi
 

1953 - Esce la Rivista "Diabetes"


1955 - Disponibili i primi ipoglicemizzanti orali in pastiglie per il Diabete di Tipo 2: vengono commercializzate le sulfaniluree
 

1959 - Prima distinzione tra le forme di Diabete "Insulino Dipendente" e "Non Insulino Dipendente"
 

1961 - Introdotto per la prima volta sul mercato il GLUCAGONE (prodotto dalla Lilly) per trattare le ipoglicemie severe


1964 - Disponibili le prime strisce per misurare la glicemia basate sul cambio di colorazione a seconda dei livelli di zucchero nel sangue


1966 - A Minneapolis viene effettuato il primo TRAPIANTO DI PANCREAS

1970 - Primo GLUCOMETRO per uso ospedaliero


1971 - Scoperti i recettori dell'insulina
 

1972 - Introdotta per la prima volta l'insulina a concentrazione 100 u/ml
 

1974 - Sviluppato il primo "Pancreas Artificiale" in closed loop: il BIOSTATOR permetteva sia un controllo glicemico continuo che un'infusione automatica di insulina per i pazienti diabetici ricoverati in ospedale. Questo strumento fu di grande aiuto in futuro per la ricerca mirata a sviluppare nuovi dispositivi per trattare il diabete


1976 - Sviluppato il primo MICROINFUSORE
 
1976 - Introdotta la terapia laser per la retinopatia diabetica
 

1977 - Viene misurata per la prima volta l'Emoglobina Glicata (A1c)
 

1978 - Sviluppato il primo MICROINFUSORE portatile per uso domestico


1978 - Viene prodotta per la prima volta l'INSULINA SINTETICA: in precedenza veniva utilizzata l'insulina di origine animale
 

1979 - Nuova classificazione delle varie forme di Diabete: 
  1. Insulino dipendente
  2. Non insulino dipendente 
  3. Gestazionale 
  4. Associato ad altre condizioni o patologie

1980 - Per la prima volta vengono usati i topi (NOD) nelle sperimentazioni precliniche su modello animale per studiare il Diabete di Tipo 1
 

1980 - Prime linee guida alimentari per diabetici pubblicate in America
 

1981 - Esce sul mercato il primo GLUCOMETRO per uso domestico


1982 - Approvata dalla FDA la prima INSULINA UMANA prodotta dai batteri grazie all'ingegneria genetica
 

1982 - Scoperto il nesso tra la presenza di autoanticorpi e insorgenza del Diabete di Tipo 1
 

1983 - Viene stabilito un legame tra ipoglicemia e metabolismo cerebrale
 

1983 - Vengono prodotte le Sulfaniluree di seconda generazione per trattare il Diabete di Tipo 2
 

1984 - Il Diabete di Tipo 1 viene identificato come una malattia autoimmune   

1985 - Viene commercializzata la prima PENNA per somministrare insulina


1987 - Scoperto l'ormone incretina GLP-1
 

1987 - Gli autoanticorpi divengono utili per predire l'insorgenza del Diabete di Tipo 1
 

1989 - Scoperto il meccanismo relativo al trasporto del glucosio nelle cellule tramite il recettore GLUT-4
 

1990 - Viene identificato l'autoanticorpo GAD, utile per confermare la diagnosi di Diabete di Tipo 1
 

1990 - Dopo numerosi anni di studio e sperimentazioni fallimentari, viene effettuato con successo il primo TRAPIANTO DI ISOLE PANCREATICHE presso l'Università di Pittsburgh
 

1995 - Approvata la Metformina negli USA come trattamento per il Diabete di Tipo 2
 

1996 - Humalog (Lispro, prodotta da Lilly) è la prima insulina ultrarapida ad essere commercializzata

  
1997 - Vengono introdotte per la prima volta le espressioni "Diabete di Tipo 1" e "Diabete di Tipo 2" per definire le 2 forme di diabete più diffuse
 

1999 - La FDA approva il primo HOLTER GLICEMICO per uso ospedaliero
 

2000 - Lantus (Glargine, prodotta da Sanofi) è la prima insulina ultralenta ad essere commercializzata


2004 - Approvato il primo SENSORE (Guardian, prodotto da Medtronic) per uso domestico 


2005 - Disponibile il primo farmaco GLP-1 (Byetta/Exenadine) per trattare il Diabete di Tipo 2

2005 - Omnipod è il primo microinfusore senza fili ad essere commercializzato


2006 - Esce sul mercato il primo SENSORE prodotto da Dexcom


2007 - Viene introdotta la Giornata Mondiale del Diabete (14 Novembre)



Bibliografia:
http://www.diabetes.org/
http://www.diapedia.org/
http://diatribe.org/
http://www.diabeticconnect.com/
http://www.diabetes.co.uk/
http://www.museodeldiabete.com/
http://www.portalediabete.org/
https://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale



mercoledì 24 febbraio 2016

LA DIETA CHETOGENICA (LCHF) E' DAVVERO UTILE PER I DIABETICI DI TIPO 1?

Nei Paesi Anglosassoni all'interno della Comunità Diabetica al giorno d'oggi sono sempre più diffuse le cosiddette DIETE CHETOGENICHE o LOW CARB HIGH FAT (spesso abbreviate con "L.C.H.F.", cioè alla lettera "Pochi Carboidrati e Molti Grassi") incluse le numerose sottocategorie che comprendono ad esempio la Dieta AtkinsScarsdale, Dukan, Mayo, Tisanoreica, del Sondino e così via, tutte rigorosamente basate sull'eliminazione o riduzione drastica dei carboidrati da una parte ed eccessi di GRASSI e PROTEINE dall'altra, che secondo alcuni "esperti", sarebbero in grado di migliorare il compenso glicemico nonché utili per perdere peso rapidamente. Il problema di fondo è che tali esperti (alcuni dei quali famosi nutrizionisti o diabetologi americani) la maggior parte delle volte citino solo i loro benefici, dimenticandosi di elencare anche le numerose controindicazioni e rischi che tali regimi nutrizionali comportano, come ad esempio:

1) Affaticamento di RENI e FEGATO provocato dal superlavoro cui sono sottoposti per smaltire i Corpi Chetonici che un diabetico può misurare tramite i test della Chetonemia (livello di chetoni nel sangue) e Chetonuria (livello di chetoni nelle urine). Solitamente i corpi chetonici sono provocati sia dalla carenza o assenza di insulina nel corpo che dalle diete che prevedono un'assunzione limitata o addirittura nulla di carboidrati.

2) Carenze vitaminiche e di minerali legate all’eliminazione quasi totale di frutta e verdura; non è un caso, infatti, che a coloro che scelgono questi regimi alimentari vengano generalmente consigliate integrazioni vitaminiche e di minerali.

3) Altri problemi cui vanno spesso incontro coloro che scelgono una dieta iperproteica sono Alitosi, Astenia, Cefalea e Stitichezza.

4) Un altro aspetto di cui un Diabetico di Tipo 1 deve tenere conto nel caso si opti per un regime alimentare iperproteico è il rischio che lo stato di CHETOSI, non necessariamente pericolosa nel breve termine, evolva in CHETOACIDOSI (DKA), condizione che può avere gravissime conseguenze, come il coma o addirittura la morte, il cui indicatore principale è il ph del sangue che può scendere a valori inferiori a 7.30 (Range Normalità: 7.35 - 7.45).

Questo è uno dei motivi per i quali i modelli alimentari chetogenici spesso vengano proposti soltanto per periodi di tempo limitati, a maggior ragione se parliamo di pazienti affetti da Diabete di Tipo 1.


mercoledì 17 febbraio 2016

Ricercatori scoprono 2 Mutazioni Genetiche in grado di prevenire le Complicanze del Diabete

Il diabete rappresenta la causa di numerose complicanze anche se spesso alcuni pazienti risultano molto più protetti di altri grazie ai misteri della genetica. Uno studio finlandese ha appena dimostrato che due mutazioni genetiche sembrerebbero abbassare il rischio di sviluppare la retinopatia e la nefropatia diabetica, due delle complicanze a lungo termine più frequenti e pericolose causate dagli elevati livelli di zucchero nel sangue.

Entrambe le complicanze presentano un aspetto comune: sono causate dal danneggiamento dei capillari. Il fattore di rischio maggiore associato al danneggiamento dei capillari è l'iperglicemia sebbene anche i fattori genetici giochino un ruolo importante. Le sperimentazioni condotte sia su animali che umani indicano che la presenza della Vitamina B1 nelle cellule può di fatto prevenire il danno causato dagli alti livelli di zucchero nel sangue.




In collaborazione con il professor Massimo Porta dell'Università di Torino, il Professor Per-Henrik Groop dell'Università di Helsinki nonché autore principale del progetto di ricerca finlandese, insieme al suo gruppo di ricerca ha studiato l'impatto delle mutazioni puntiformi sui geni che codificano le proteine in grado di trasferire la Vitamina B1 nelle cellule. Questa ricerca è basata sull'ipotesi che le mutazioni genetiche prese in esame abbiano un forte impatto sulle capacità proteiche di trasferire la Vitamina B1 nelle cellule, aspetto decisivo appunto per limitare o addirittura evitare lo sviluppo di certe complicanze diabetiche.

Nello specifico è stato utilizzando il Database di Ricerca più vasto al mondo per quanto riguarda il Diabete di Tipo 1, compilato dal gruppo Groop, nel quale i pazienti sono classificati secondo il loro profilo genetico e la gravità delle loro complicanze diabetiche.

I risultati hanno dimostrato che esiste un legame tra le due mutazioni puntiformi prese in esame nel gene SLC19A3 e lo sviluppo sia della retinopatia che della nefropatia; perciò i portatori delle varianti genetiche avevano una probabilità nettamente inferiore di sviluppare queste complicanze. L'effetto protettivo delle varianti genetiche è risultato significativo anche quando sono stati presi in considerazione altri fattori di rischio.

Lo studio è stato replicato usando anche il database dei pazienti del Nord America e i risultati hanno confermato che le due varianti sono in grado di proteggere i portatori dallo sviluppo delle due complicanze sopra menzionate, ovvero retinopatia e nefropatia.

"Secondo questi risultati, sembra che il gene SLC19A3 abbia un ruolo decisivo nello sviluppo della retinopatia e nefropatia diabetica. I risultati sono stati anche d'aiuto per spiegare perché alcuni pazienti affetti dal Diabete di Tipo 1 hanno una probabilità maggiore rispetto ad altri di sviluppare complicanze" spiega Iiro Toppila, il ricercatore responsabile dell'analisi dei dati. "Tuttavia, sono ancora necessari ulteriori approfondimenti per studiare e capire meglio gli effetti biologici delle mutazioni puntiformi".

Traduzione e Adattamento di Alessandro Cecconi.

Fonte: http://medicalxpress.com/news/2016-02-genetic-mutation-diabetes-complications.html

venerdì 12 febbraio 2016

Johnson & Johnson e Viacyte insieme per sconfiggere il Diabete di Tipo 1

L'azienda Johnson & Johnson, da molto tempo alla ricerca di una cura definitiva per il Diabete di Tipo 1, ha appena stipulato un accordo con la società biotecnologica VIACYTE basato sulla condivisione di centinaia di brevetti allo scopo di accelerare lo sviluppo del primo trattamento a base di cellule staminali al mondo per quanto riguarda la Ricerca sul Diabete mirata a sconfiggere questa malattia dalle complicanze potenzialmente letali.

Per quanto riguarda il progetto "VIACYTE", di recente sono iniziati i trials clinici di fase 1 su un numero ristretto di pazienti diabetici di tipo 1 dato che in precedenza la sperimentazione preclinica sugli animali (topi) aveva mostrato risultati molto promettenti.



Questo studio sperimentale si basa sulla trasformazione di cellule staminali embrionali in cellule in grado di produrre insulina, le quali saranno successivamente inserite in una micro capsula che verrà impiantata sotto pelle. La capsula ha l'obiettivo di proteggere le nuove cellule che producono insulina dal sistema immunitario che altrimenti le attaccherebbe in quanto estranee.

Al giorno d'oggi nel mondo ci sono numerosi Istituti di Ricerca, Università e Case Farmaceutiche che stanno lavorando per cercare di trovare e sviluppare una cura definitiva per il Diabete di Tipo 1 puntando su strategie differenti ma al tempo stesso molto promettenti.  Però, per quanto riguarda la Ricerca sul Diabete in generale, secondo quanto dichiarato recentemente dall'azienda VIACYTE, questo trial clinico risulta essere la prima sperimentazione al mondo su pazienti diabetici di tipo 1 in cui vengono utilizzate le cellule staminali.

Traduzione e adattamento di Alessandro Cecconi.

Fonti in lingua originale:
http://www.fiercemedicaldevices.com/story/viacyte-acquires-jj-ip-further-its-quest-treat-diabetes-using-implanted-ste/2016-02-04
http://www.startribune.com/johnson-johnson-viacyte-testing-possible-diabetes-cure/367617521/
http://abcnews.go.com/Health/wireStory/johnson-johnson-viacyte-testing-diabetes-cure-36704965
http://fortune.com/2016/02/04/diabetes-cure-johnson-viacyte/
http://www.prnewswire.com/news-releases/viacyte-acquires-rights-to-betalogics-assets-expanding-and-extending-industry-leading-portfolio-for-stem-cell-derived-approaches-to-type-1-diabetes-300214328.html

lunedì 8 febbraio 2016

SPARE A ROSE, SAVE A CHILD

Ormai da diversi anni, in occasione della Festa di San Valentino, l'organizzazione Partners For Diabetes Change (P4DC) è solita lanciare la campagna internazionale denominata "SPARE A ROSE, SAVE A CHILD" (che letteralmente potremmo tradurre in italiano con "Rinuncia ad una rosa, salva un bambino") in collaborazione con il programma Life For a Child e l'Internation Diabetes Federation (IDF) mirata a migliorare le condizioni di vita dei bambini poveri affetti da Diabete di Tipo 1 che vivono nei Paesi del Terzo Mondo dove non tutti hanno la fortuna di avere accesso ad un farmaco salvavita come l'insulina.



1 Rosa (Costo = 5 Euro) permette un mese di vita ad un singolo bambino, mentre 12 Rose gli permettono circa un anno di vita. La campagna si chiude il 14 Febbraio 2016.

E' possibile donare subito accedendo al seguente link: http://www.p4dc.com/spare-a-rose/give/

Anche se non si dona, sarebbe molto utile condividere questi link attraverso i social network per dare visibilità a questa iniziativa benefica aggiungendo semplicemente gli hashtag #SpareARose e #Insulin4All.

Grazie per la collaborazione.

lunedì 25 gennaio 2016

NON SAREBBE IL CASO DI RINOMINARE TUTTE LE FORME DI DIABETE?

In una recente pubblicazione sulla rivista scientifica "DIABETES CARE", il Dottor Stanley Schwartz e il suo team hanno avanzato una proposta che consiste nel rinominare definitivamente tutte le forme di Diabete.


Secondo l'autore le varie tipologie di diabete non possono essere definite esclusivamente attraverso un numero, ma dovrebbero essere rinominate in base alla locuzione CELLULE BETA.

Questa idea viene supportata dalla teoria che tutti i tipi di diabete hanno origine da una produzione insulinica anormale che riguarda appunto le cellule beta delle Isole di Langerhans.


Secondo Schwarz le ragioni principali di questa proposta sono quattro:

1) Rimuovere le barriere e i limiti creati dalla classificazione tramite numeri per quanto riguarda il trattamento delle varie forme di diabete.
 

2) Il non/malfunzionamento delle beta cellule, responsabili della produzione insulinica, è il denominatore comune a tutti i tipi di diabete mellito.
 

3) Aiutare la Ricerca e facilitare le attività di Awareness e raccolta fondi mirate a soddisfare le diverse esigenze specifiche di ogni tipologia di diabete
 

4) Evitare la confusione tra le varie forme di diabete (completamente diverse dall'eziologia al trattamento) all'interno della società in modo che il paziente sia più tutelato, meno discriminato e non costretto ad essere etichettato attraverso luoghi comuni in ogni ambito.

Traduzione e adattamento di Alessandro Cecconi.

Fonte: http://www.diabetesincontrol.com/b-cell-centric-classification-of-diabetes/

mercoledì 20 gennaio 2016

FARMACO IN SPERIMENTAZIONE PER PREVENIRE E RIDURRE LE IPOGLICEMIE NEI PAZIENTI DIABETICI INSULINO DIPENDENTI

Il Dottor Mladen Vranic (Professore emerito nella Facoltà di Medicina all'Università di Toronto) e il suo team di ricerca hanno dimostrato che nei pazienti diabetici insulino dipendenti le cellule alpha presenti nelle isole pancreatiche, il cui compito in un corpo sano è quello di correggere l'ipoglicemia rilasciando automaticamente glucagone, risultano difettose e a volte completamente disattivate a causa degli alti livelli di somatostatina. Così, grazie alla sua recente scoperta, ora è possibile utilizzare nuovi farmaci in grado di bloccare i recettori della somatostatina con lo scopo di ripristinare la normale risposta glucagonica da parte delle cellule alpha di fronte agli eventi ipoglicemici ancora troppo frequenti e pericolosi nei pazienti diabetici insulino dipendenti. Dato che i trials preclinici (sperimentazione animale sui topi) hanno avuto successo mostrando di fatto risultati molto promettenti, a breve inizieranno anche i trials clinici sull'uomo.

Traduzione e adattamento di Alessandro Cecconi.

Fonte: http://linkis.com/www.zucara.ca/news/ffYCr








lunedì 18 gennaio 2016

Ruolo della Proteina ATT nel Diabete di Tipo 1

Le ricerche del Dr. Eli Lewis, ricercatore israeliano, si concentrano sui danni tissutali (un campo secondo lui spesso dimenticato non studiato a sufficienza) che giocano un ruolo decisivo nell'insorgenza del Diabete di Tipo 1.
 
Nel dettaglio, l'Alfa-1 Antitripsina (ATT) è una proteina che ha un ruolo decisivo proprio nel proteggere i tessuti e combattere le infiammazioni: di norma in presenza di malanni la sua concentrazione nel sangue aumenta, diabete escluso! Da oltre 20 anni è stato dimostrato che lo zucchero nel sangue in eccesso si attacchi alle proteine limitandone o addirittura impedendone il funzionamento.

Questo succede anche per l'AAT ovviamente che viene completamente disattivata per colpa degli alti livelli di glucosio presenti nel sangue.

Nei trials di fase preclinica (sperimentazione animale condotta sui topi) questa proteina, introdotta esogenamente (cioè dall'esterno come "farmaco") si è dimostrata efficace nel preservare le beta cellule e allo stesso tempo limitare l'attacco autoimmune.

Sono già in corso anche i primi trials clinici. Finora questa tecnica sta avendo successo solo nei pazienti con Diabete di Tipo 1 appena diagnosticati che prima della sperimentazione avevano la proteina AAT completamente disattivata. 


Traduzione e adattamento di Alessandro Cecconi

Fonte: https://www.biznews.com/health/2016/01/11/a-cure-for-type-1-diabetes-prof-eli-lewis-on-a-medical-holy-grail/